Underfloor "Solitari blu"

Uscito il 18 aprile 2011 - SUB 004

Distribuzione Audioglobe

 

Intervista su Rockerilla - luglio-agosto 2011

Intervista su Aristocrazia Webzine - giugno 2011

Intervista su MusicalNews -maggio 2011

Intervista su Noize Italia - maggio 2011

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Terzo, ottimo album (coprodotto dal bravo e compianto Ernesto De Pascale) per la band fiorentina [...]. Maturità espressiva e compositiva che si rivela in nove brani originali con reminiscenze psichedeliche e progressive, tra i quali spiccano la lunga title-track, Cenere, Luci di ruggine e Angeli di carta.
Alessandro Staiti - Chitarre - dicembre 2011

Affidandosi per la seconda volta alla competente produzione di Ernesto De Pascale, i fiorentini Underfloor firmano la loro terza prova discografica, costantemente all'insegna di una raffinata intelligenza musicale: un programma breve, incisivo, essenziale, per un gruppo che ha trovato un perfetto equilibrio tra la sua anima cantautorale (espressa dalla luminosa scrittura del bassista e vocalist Guido Melis) e quella, vibrante e romantica, di indie-rock band dalle siginificative sfumature post, che potrebbe dividere il palco con i Low o i Sea and cake senza affatto sfigurare.
Enrico Ramunni - Rockerilla - maggio 2011

Intelllettuali raffinati del rock, figli di un tempo in cui la psichedelia era una cosa seria, lunari, multiformi, multicolori, gli Underfloor sono usciti nei negozi di dischi il 18 aprile con un album talmente ben scritto e curato negli arrangiamenti e nell’esecuzione da far scomparire il (bel) ricordo del precedente Vertigine [...] Non c’è più dubbio, gli Underfloor sono una certezza ormai: brillanti, emozionanti, efficaci nel live quanto in studio, e soprattutto sanno far “suonare” le canzoni come si deve.
Edoardo Semmola - Corriere della sera - 22/4/2011

Nell’aria s’inserisce a pieno e legittimo titolo nel novero della canzone italiana colta, quella che tale lo è davvero, non per iperbole giornalistica, bensì per merito proprio, Come se fossi miele rende vana la ricerca di paragoni con eventuali omologhi, essendo episodio d’ampio respiro, internazionale nel suono come nell’elaborazione. I bei testi riflettono l’eleganza ed il gusto spiccati del gruppo, che nessun confronto deve ormai più temere, nemmeno il più probante.
Ver Sacrum - maggio 2011

La lunga title track che apre il disco è il loro congedo col passato, quello ingombrante, scomodo che viene scacciato a colpi di Rickenbacker effettata e chitarre elettriche che si rincorrono nella parte centrale [...] Il minimalismo di Cenere potrebbe mietere vittime ed estimatori tra coloro che hanno gridato al miracolo quando hanno ascoltato i Baustelle [...] Il disco finisce: passato, presente e futuro ci sono passati davanti agli occhi sotto forma di note e immagini.
Jacopo Meille - Jam - maggio 2011

Detto di un'eccellente resa sonora e delle belle opere fotografiche di Gianfranco Chiavacci a impreziosire l'artwork, si passa dalle malinconie con tanto di quartetto d'archi di "Nell'aria" al tiro post-wave di "Come se fossi miele" o al sax tenore che irrompe in "Solo un altro sogno", a conferma della cura certosina prestata agli arrangiamenti, a ogni singolo passaggio strumentale.
Elena Raugei - Il Mucchio - luglio 2011

Da Firenze, eleganti e raffinati come sempre, gli Underfloor si presentano con il loro terzo disco, prodotto da Ernesto De Pascale. [...] Tra arie crimsoniane, rock d'autore italiano e raffinato e artigianale canterburysmo gli Underfloor assemblano un quadro d'insieme decisamente bello, ancorchè, a mio parere, un po' troppo estetizzante.
Claudio Sorge - Rumore - luglio-agosto 2011

Questo non è un album da sentire, è un album da ascoltare. Bisogna ritagliarsi del tempo, trovare uno spazio il più possibile isolato e tranquillo per lasciarsi trasportare. Allora si coglieranno ancora meglio la ricchezza ritmica, i fraseggi chitarristici e i contenuti profondi di Solitari Blu. Un merito che gli si riconoscerà subito sarà allora la mancanza di ogni vacua velleità d’automatismo artistico, ma il meticoloso lavoro compiuto su ogni singolo passaggio non solo in sede di composizione ma anche (e soprattutto) in sede di lavoro in studio. Il quadro si chiarificherà e si arricchirà in conseguenza, si riusciranno a cogliere quei momenti pregevoli che a un primo ascolto superficiale potrebbero passare inosservati. Spiccano su tutti Luci Di Ruggine, Nell’Aria, la conclusiva Angeli Di Carta e la stessa title-track.
Undergroundzine - settembre 2011

Se il complesso strumentale classico (chitarra, basso, batteria) è elegante senza farlo pesare mai, il materiale d'intarsio ne aumenta il valore non di poco, sono sopraffine le inserzioni di tastiera, archi e sax (quest'ultimo davvero splendido in Solo Un Altro Sogno), nello stereo è un piccolo gioiello quello che gira ripetutamente ormai da giorni. [...] "Solitari Blu" è una compagnia salutare, il suono vintage dovuto all'esclusivo uso di strumentistica valvolare (ah che toccasana per l'orecchio) e a una produzione perfetta dei Plastic Sun Studio di Firenze ad opera di Ernesto De Pascale rende ancor più vive e naturali le melodie che avvolgono la vena poetica dei testi.
Aristocrazia Webzine - maggio 2011

Con Solitari Blu gli Underfloor compiono un bel salto in avanti, un rock maturo con una chiave neopsichedelica e un piglio progressive sia per la lunghezza della titletrack e di Angeli di carta sia per la voglia di suonare liberamente che avvolge tutto il progetto. Aprire con un brano di sette minuti può dire molto sul coraggio e sulla direzione stilistica presa dall'ensemble. Nove brani languidi ed energici, ermetici e ruvidi, viscerali e ancestrali – complice anche la grafica sobriamente policromatica del disco. Piccoli pianeti che insieme compongono l'universo sonoro di questa intrigante formazione fiorentina. Microstorie, suggestioni tanto romantiche quanto elettriche, che entrano in contatto con la sensibilità dell'ascoltatore accarezzandolo con eleganza e delicatezza.
Francesca Grispello - L'isola che non c'era - agosto 2011

Ascoltando Solitari Blu quello che colpisce è la puntuale sincronia tra una musicalità tipicamente anglosassone, che molto risente delle strutture dilatate e ricercate del progressive, e le liriche (coraggiosamente) in italiano, essenziali ma poetiche, evocative e allo stesso tempo criptiche, in bilico tra malinconia, riscatto e quotidianità, come una serie di immagini di vita vissuta. È rock, non c'è dubbio, un rock genuino ed affilato, capace di incantarci per i sette minuti della title track “rincorrendo solitari blu”, capace di riassumersi in piccoli gioielli come Cenere e Luci di ruggine, o di affascinarci con un tocco di archi, come accade in Nell'Aria. Ma il culmine della raffinatezza poetica del disco è probabilmente in Solo un altro sogno, in cui scopriamo che tutto quello che rimane a legarci alla realtà è – appunto – soltanto un sogno.
Francesca Ferrari - Sentireascoltare - luglio 2011

Gli Underfloor attaccano subito con la title-track, un brano che stupisce anche l'ascoltatore meno attento, sia per il testo: "Nella notte del viaggio/d'improvviso ritroverai/la tua rabbia sepolta per strada/Libera" sia per la voce di Melis, ma soprattutto per la coda strumentale finale di oltre 3 minuti elettrica e lirica al contempo, tesa, psichedelica.
Buscadero - giugno 2011

Con il disco Solitari blu la band fiorentina, già vincitrice del riconoscimento per la miglior cover di Piero Ciampi al Premio Ciampi 2008, confeziona un album in linea con le precedenti produzioni, sposando con più intensità le sonorità di un indierock italiano colto, simile a quello dei Baustelle. Sonorità che, insieme all’essenzialità dei testi e a una goccia di psichedelia, pongono l’album in una realtà sospesa tra intrecci strumentali e visioni minimaliste.
Riccardo Santangelo - Amadeus - luglio-agosto 2011

Dai sette minuti abbondanti dell'iniziale title-track emerge immediatamente che gli Underfloor hanno le idee chiare in fatto di rock. Ottimo gusto per la melodia, chitarre acustiche ed elettriche si alternano mantenendo come filo conduttore linee sognanti e psichedeliche, tributando i giusti onori ai classici anni settanta ed al rock progressivo italiano. [...] La band fiorentina giunge al terzo disco con una maturità evidente, sia nell strutture che nelle linee armoniche e vocali, con importanti ed ispirate dosi di melodia che impregnano tutti nove brani. Senza dubbio promossi e consigliati.
Noize Italia.com

La tecnica strumentale vive di intrecci tra gli strumenti veramente sopraffini, uso quasi Progressive delle ritmiche che cuce intorno all’ascoltatore più attento una fitta trama di cambi di tempo.[...] Maturità artistica che si respira a pieni polmoni e che ci soddisfa, tra flautati passaggi effettati e citazioni musicalmente colte. Echi lontani diventano giochi di luci che ci sorpassano velocemente, sublime figura che andiamo ad ammirare quando, improvvisamente, si imprime nella nostra mente.
Stereoinvaders.com

Un gruppo interessante, talentuoso, che sembra aver trovato la sua strada, sia a livello di testi che di suoni e atmosfere evocate. L’aspetto che maggiormente mi ha colpito ascoltando brani come quello di apertura (“Angeli di carta”: davvero pregevole) o “Nell’aria” è l’arrangiamento elegante, sobrio che conferisce un tasso di classe all’insieme. Non un rock impetuoso o febbrile, quanto piuttosto un suono dilatato, sfuggente, come nella stessa title track o nella successiva “Solo un altro sogno”.
Yastaradio.com - agosto 2011

Quello degli Underfloor è un post-rock romantico-aggressivo che si richiama certo alla musica psichedelica, che ha indubbiamente come punti di riferimento Radiohead, Verdena, Baustelle, Björk, ma che colpisce, alla fine, per la sua originalità e personalità.
Gaetano Menna - E-zine - settembre 2011

 

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